I BAMBÙ

sono un gruppo di piante della famiglia delle Graminacee, sottofamiglia delle Bambusoideae la stessa del mais, del grano e del riso e che conta circa 1400 specie e 100 generi; sono lunghe erbe “legnose”, con il più alto tasso di crescita al mondo, in alcuni casi crescono anche 60 cm al giorno e si adattano anche a climi temperati e freddi. Infatti, le foreste di bambù nel mondo si estendono dai tropici alle regioni più temperate come: la Cina, il Giappone, l’Himalaya, l’Europa, l’America Latina, Africa ed Estremo Oriente.

La loro altezza può variare da pochi centimetri fino a 40 metri ed il diametro può raggiungere i 30 cm.

Variegata ed ampia è anche la gamma di forme e colori: si possono incontrare bambù di colore giallo, nero, a strisce, rampicanti e persino spinosi. Il genere Phyllostachys è sicuramente il più diffuso e conosciuto in Italia, frequentemente viene confuso con l’Arundo donax, presente su tutta la penisola lungo ripe e scarpate.

Il termine Bambù ha origine dalla lingua Malai “Mambu” e fu tradotto poi in inglese con il più noto nome di Bamboo; la sua introduzione in Italia è attribuita al Prof. Orazio Fenzi, botanico toscano nel 1884.

Proprietà

Grazie alla sua notevole e perenne superficie fogliare è in grado di assorbire elevate quantità di anidride carbonica; con le sue radici il bambù trasforma l’inquinamento atmosferico e del suolo in biomassa; è resistente all’attacco di malattie solite per altre graminacee e perciò non necessita di particolari cure e attenzioni; le piante di bambù sono considerate un’ottima strategia economica e ecosostenibile per la gestione dei rifiuti organici animali, in quanto sono in grado di mantenere le acque di fiumi e laghi pulite. 

Hanno un’ottima capacità di trattenere l’acqua , grazie alla quale previene il dilavamento del terreno evitando così, in caso di forti piogge, pericolosi ingrossamenti di torrenti e fiumi, la medesima capacità serve alla stessa pianta per resistere ad eventuali periodi di siccità più o meno lunghi; è molto resistente agli incendi, siccome allo stato verde è difficilmente combustibile è in grado di rigenerare nuove canne ogni anno; infine, è un’ottima barriera naturale contro le polveri e il rumore.

Impieghi Il mercato europeo ha valorizzato l’aspetto ornamentale della pianta

puntando maggiormente sull’aspetto estetico che su altre sue caratteristiche altrettanto importanti: il bambù è infatti utilizzato in Oriente per la produzione di legname e germogli alimentari.
Quindi, oltre ad essere una pianta con molteplici qualità e vantaggi per la natura, è quello di essere considerato un “superfood” difatti i suoi germogli sono ricchi di sostanze nutritive dalle vitamine del gruppo B ai minerali come manganese, rame, potassio e silice. 

Un germoglio di bambù coltivato dà origine a una canna di 20 metri di altezza in poche settimane, è maggiormente impiegato nella cucina asiatica. Oltre a ciò, è altrettanto importante l’utilizzo di bambù nell’edilizia sostenibile, lo si può utilizzare per realizzare interi edifici; è utilizzato per realizzare involucri, pavimenti (parquet) e soffitti; la canna è impiegata per pilastri, travi, solai e come oggetto di arredo. La pianta, nella fase iniziale della crescita, si presta per realizzare tessuti e tappezzerie. Nel mercato americano trova largo impiego per la produzione di lenzuola, tende, ma anche pigiami, accappatoi. Va anche considerato l’impiego negli inserti dei pannolini, data la caratteristica antibatterica e naturale del bambù.

Inoltre, il nucleo della pianta (detto Culmo) è considerato ovviamente la parte più importante per i suoi molteplici usi. Oltre ad essere un ottimo combustibile per forni o stufe, specie per le fasi di avviamento (il bambù ha un elevatissimo potere calorico), con esso si possono realizzare strutture di vario genere: parti di edifici, impalcature per gli stessi, stuoie, vari articoli intrecciati, strumenti musicali, mobili. La base del culmo, più spessa e pesante, è ideale per la produzione di carbone.

Coltivazione Il terreno dev’essere fertile, irrigato e arato con costanza

la produzione arriva col quinto anno, ma già nel terzo anno si comincia a raccogliere qualche germoglio nelle piantagioni che sono tenute meglio attraverso tecniche e concimazioni migliori. Quello che molto spesso viene sottovalutato è il costo della manodopera, in quanto il bambù non viene piantato per poi essere raccolto una volta maturato come le altre specie vegetali. Quindi, bisogna marchiare ogni singola canna e aspettare dai tre ai cinque anni per la raccolta e il costo della manodopera è elevato perché è necessario esaminare ogni singola canna nella fase di raccolta.

Durante la primavera e l’estate è importante che il bambù venga annaffiato abbondantemente alcune volte al mese, durante l’autunno una sola volta e nei mesi più freddi nessuno. All’inizio della primavera e della metà dell’estate è anche necessario concimare il terreno con un prodotto molto ricco di azoto; mentre, durante l’inverno è essenziale preparare una soluzione con aghi di pino per proteggere le radici dall’umidità.

Una volta piantato è necessario solamente la presa di cura della coltivazione, il costo della piantagione di bambù è stimabile tra i 10’000€ e i 20’000€, mentre il prezzo di 1 kg di germogli freschi è intorno ai 15€. La sua raccolta avviene dopo l’estate. D’altronde la sua fioritura è molto lenta, in quanto esistono alcune specie di bambù che fioriscono solo dopo cento anni, e molti bambù muoiono dopo questa fase a causa dello stress che la fioritura provoca alla pianta.

Il termine Bambù ha origine dalla lingua Malai “Mambu” e fu tradotto poi in inglese con il più noto nome di Bamboo; la sua introduzione in Italia è attribuita al Prof. Orazio Fenzi, botanico toscano nel 1884.