Sostenibilità nelle PMI – da obbligo percepito a leva competitiva

Negli ultimi anni, la sostenibilità è passata da tema marginale a leva strategica per la competitività d’impresa. Non si tratta di una moda, ma di un cambiamento strutturale che sta trasformando le logiche di mercato. Clienti, banche, investitori e pubbliche amministrazioni chiedono sempre più trasparenza, impegno concreto e capacità di dimostrare, con dati alla mano, come un’azienda affronta le sfide ambientali, sociali e di governance (ESG).

In questo scenario, anche le piccole e medie imprese si trovano coinvolte, direttamente o indirettamente. Se da un lato non tutte sono obbligate a rendicontare secondo la normativa europea, dall’altro devono comunque rispondere alle aspettative crescenti dei partner commerciali e delle istituzioni finanziarie, che oggi considerano i criteri ESG come parte integrante nelle decisioni di acquisto, fornitura e finanziamento.

La sostenibilità aziendale si articola in tre dimensioni principali: ambiente (Environment), persone (Social) e gestione (Governance). Per una PMI, questo significa intraprendere azioni concrete per ridurre l’impatto ambientale, tutelare e valorizzare le persone che lavorano in azienda, e rafforzare l’affidabilità e la trasparenza nella gestione. Sul piano ambientale, ad esempio, la sostenibilità si traduce nella misurazione delle emissioni di CO₂, nel miglioramento dell’efficienza energetica, nell’uso consapevole delle risorse e nella gestione responsabile dei rifiuti. Sul piano sociale, si parla di benessere dei dipendenti, formazione, sicurezza sul lavoro, inclusione e relazioni con il territorio. Infine, la governance riguarda la chiarezza nei processi decisionali, l’etica aziendale, la gestione dei rischi e la trasparenza verso gli stakeholder. Essere sostenibili, per una PMI, non significa essere perfetti, ma dimostrare coerenza e concretezza nelle scelte quotidiane.

Dal punto di vista normativo, il quadro europeo è in piena evoluzione. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), recepita in Italia con il D. Lgs. 125/2024, ha introdotto l’obbligo di redigere un bilancio di sostenibilità per tutte le grandi imprese già dal 2024, e dal 2026 anche per le PMI quotate. A supporto di questa direttiva, la Commissione ha adottato gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), uno standard comune per garantire trasparenza, coerenza e comparabilità delle informazioni ESG. La proposta “Stop the Clock” ha previsto un rinvio tecnico per alcuni obblighi, ma la direzione politica è chiara: le imprese dovranno sempre più integrare la sostenibilità nei propri processi gestionali e comunicativi.

Agire oggi non significa solo anticipare un obbligo futuro, ma cogliere un’opportunità concreta di posizionamento strategico. Chi sceglie di investire per tempo in sostenibilità sarà domani più credibile, competitivo e pronto a rispondere alle richieste del mercato. In quest’ottica, il bilancio di sostenibilità rappresenta il punto di partenza naturale per qualsiasi percorso ESG serio ed efficace. Non si tratta solo di un documento da compilare, ma di uno strumento gestionale che consente all’impresa di misurare il proprio impatto, definire obiettivi concreti e comunicare in modo trasparente con l’esterno.

Il bilancio di sostenibilità è un documento strategico che racconta, in modo semplice e trasparente, come l’impresa gestisce il proprio impatto ambientale, sociale e di governance (ESG). In sostanza, descrive non solo cosa fa l’azienda per essere sostenibile, ma anche come misura i propri progressi nel tempo.

Un buon bilancio di sostenibilità è strutturato secondo standard internazionali riconosciuti, come gli ESRS, i GRI Standards e il GHG Protocol per il calcolo delle emissioni. Questo garantisce chiarezza, confrontabilità e credibilità dei dati presentati. Anche per aziende meno strutturate, adottare questi standard rende più efficace la comunicazione con banche, clienti e altri stakeholder.

Oltre a raccogliere e organizzare informazioni, il bilancio ESG può valorizzare iniziative concrete realizzate dall’impresa: per esempio, il calcolo preciso e la compensazione delle emissioni prodotte direttamente (Scope 1), indirettamente attraverso energia acquistata (Scope 2), o lungo la filiera (Scope 3). Un’altra possibilità è l’acquisto di crediti di carbonio certificati (VER), per bilanciare le emissioni residue. Inoltre, l’azienda può raccontare attività come percorsi formativi sui temi ESG rivolti ai dipendenti, l’adozione di un codice etico chiaro, o l’implementazione di processi interni più trasparenti e responsabili.

Ciascuna di queste iniziative, se ben documentata, diventa un elemento qualificante del bilancio, permettendo all’impresa di dimostrare con esempi concreti il proprio impegno verso la sostenibilità. Questo non solo migliora la reputazione aziendale, ma costituisce una leva importante per differenziarsi e posizionarsi in modo competitivo sul mercato.

Questa chiarezza si traduce in vantaggi concreti. In primo luogo, l’accesso al credito diventa più agevole: le banche, infatti, premiano le aziende con un profilo ESG solido. Sempre più istituti finanziari affiancano criteri ambientali, sociali e di governance ai classici indicatori economico-finanziari nelle loro valutazioni del rischio aziendale. Un bilancio di sostenibilità ben redatto, che evidenzi in modo chiaro e trasparente l’impegno dell’impresa su queste tematiche, permette di ottenere condizioni creditizie significativamente migliori, come tassi d’interesse più bassi, plafond più elevati e tempi di approvazione più rapidi. Ad esempio, strumenti finanziari specifici come gli ESG-linked loan prevedono tassi agevolati per finanziare anche l’attività ordinaria dell’azienda, purché vengano raggiunti obiettivi ESG misurabili e coerenti con il bilancio stesso.

Internamente, un approccio ESG strutturato produce benefici concreti sotto forma di efficienza operativa e riduzione degli sprechi, migliorando la competitività generale dell’impresa. Questo impegno trasparente e ben documentato rafforza anche il rapporto di fiducia con i clienti, che preferiscono fornitori sostenibili e responsabili, e facilita l’attrazione di talenti, particolarmente sensibili alla cultura aziendale e ai valori ESG.

Ma i vantaggi del bilancio di sostenibilità vanno ben oltre il credito bancario. Adottare questo strumento rappresenta una leva strategica anche per partecipare con maggior successo a gare e bandi, sia pubblici che privati, che sempre più frequentemente assegnano punteggi premiali alle aziende capaci di dimostrare performance ESG solide e certificate. Inoltre, molte azioni legate alla sostenibilità possono essere finanziate tramite fondi pubblici e contributi, spesso con coperture che raggiungono fino al 70% delle spese sostenute.

Non ultimo, il bilancio di sostenibilità rappresenta una potente leva reputazionale. In mercati sempre più competitivi, le imprese che sanno distinguersi per responsabilità e trasparenza ottengono un vantaggio competitivo decisivo. La sostenibilità diventa così non solo una responsabilità verso ambiente e società, ma un investimento strategico che restituisce valore a tutti i livelli aziendali.

Infine, un profilo ESG ben definito rende l’impresa più attrattiva per collaboratori e giovani professionisti, che sempre più valutano la sostenibilità e la responsabilità sociale dell’organizzazione come fattori determinanti nella scelta del luogo di lavoro.

Diversi casi recenti mostrano in modo tangibile il valore economico del bilancio di sostenibilità. Serioplast Italy S.p.A., PMI bergamasca nel settore del packaging plastico, ha ottenuto nel 2024 un finanziamento agevolato da 5 milioni di euro da UniCredit, grazie alla trasparenza e credibilità del proprio bilancio ESG. Pirelli & C. S.p.A. ha emesso un Sustainability-Linked Bond da 600 milioni di euro, sottoscritto sei volte rispetto all’offerta, ottenendo così condizioni più favorevoli grazie al legame con obiettivi ambientali dichiarati nel proprio bilancio. A2A S.p.A., infine, ha emesso a gennaio 2025 un Green Bond da 500 milioni di euro, con un oversubscription di 4,4 volte, dimostrando come la rendicontazione ESG dettagliata possa tradursi in un accesso facilitato ai capitali per progetti di transizione ecologica.

La costruzione del bilancio richiede metodo, tempo e una certa competenza. Non si tratta solo di raccogliere dati ambientali, ma di creare una narrazione coerente tra strategia, governance e azioni concrete. Il valore si manifesta nel momento in cui questi elementi diventano visibili e misurabili agli occhi di terzi, in modo oggettivo e professionale.

In un contesto in cui sostenibilità e competitività viaggiano sempre più insieme, il bilancio di sostenibilità rappresenta un’opportunità concreta anche per le PMI. Non si tratta di rincorrere un obbligo, ma di scegliere consapevolmente una direzione strategica. Le imprese che iniziano oggi saranno quelle più credibili e pronte domani. Perché non serve essere perfetti, ma costruire un percorso coerente, proporzionato e credibile.

In questo scenario, dotarsi di un bilancio ESG fatto bene significa dotarsi di un vantaggio competitivo. E per una PMI, iniziare per tempo fa davvero la differenza.

Demix Group è da sempre molto attenta alla sostenibilità sia ambientale che aziendale, ad una gestione oculata delle risorse disponibili, alla formazione professionale ed alla competitività d’impresa, ed è per questo motivo che abbiamo deciso di creare il nuovo programma Demix Sustain dedicato alla transizione ecologica, al bilancio di sostenibilità, ai crediti di carbonio e a tutti quei servizi che possano assistere le PMI nel loro percorso virtuoso verso la sostenibilità.

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